Royal Oak ref. 5402 seriale A: Nascita e Storia di un Mito

La leggenda dice che sia stato progettato in una notte da Gérald Genta, quello di cui siamo certi è che il primo modello Royal Oak fu presentato nel 1972 alla Fiera di Basilea, dopo due anni di sviluppo. 

Questo straordinario orologio ha elevato l’acciaio a un nuovo status. Introducendo il concetto di “casual chic”, ha aperto un capitolo nella storia di Audemars Piguet e dell’Alta Orologeria. Nel 1977 fu disponibile per la prima volta in materiali preziosi: oro giallo, oro bianco e bicolore.

Tutti pensano che i numeri “magici” del Royal Oak, quelli che lo hanno reso iconico, siano il 39, ovvero i millimetri della cassa indiscutibilmente più equilibrata per il suo design, e il 5402, che ci ricorda la prima referenza del 1972. Nella realtà il mito nasce, anche in maniera non casuale come scopriremo nel continuo di questo articolo, grazie alla rarità dei primi esemplari realizzati, quei fantomatici mille pezzi, la cui numerazione fu fatta appositamente per dare il senso dell’unicità ad un orologio che in realtà era pensato sin dall’inizio per la produzione i serie.

In queste pagine vedremo, assieme alla descrizione del 5402, le foto di un pezzo straordinariamente raro, un ref. 5402ST registrato nel giugno del 1973 e dotato di un numero “piccolo” sotto al settecento.

La sua importanza collezionistica e storica è data dal numero basso della sua cassa (come vedremo poi, gli orologi non erano sempre distribuiti in ordine numerico) che lo evidenzia come uno dei primissimi esemplari prodotti, al quale si affianca uno stato di conservazione decisamente ottimo, anche in considerazione dell’età dell’orologio stesso e del fatto che in quel periodo modelli del genere si compravano per indossarli, anzi mostrarli con orgoglio, non certo per farne una speculazione economica.

Quindi tutto in questo 5420ST riesce a stupire e coinvolgere, divenendo il sogno neanche troppo segreto di tutti i collezionisti più importanti che abbiano anche un occhio attento al mercato. 

Audemars Piguet Royal Oak Jumbo A-Series with Extract 5402ST

Royal Oak ref. 5402
Cassa: 39mm.
Funzioni: ore, minuti, data. Movimento: automatico Calibro 2121. Quadrante: Tapisserie 21. Bracciale: integrato affusolato 344. Cassa monoblocco resistente all’acqua fino a 100 m. Data di lancio: 1972 (ST acciaio) e 1977 (BA, BC, SA).

La leggenda dice che sia stato progettato in una notte da Gérald Genta, quello di cui siamo certi è che il primo modello Royal Oak fu presentato nel 1972 alla Fiera di Basilea, dopo due anni di sviluppo. Questo straordinario orologio ha elevato l’acciaio a un nuovo status. Introducendo il concetto di “casual chic”, ha aperto un capitolo nella storia di Audemars Piguet e dell’Alta Orologeria. Nel 1977 fu disponibile per la prima volta in materiali preziosi: oro giallo, oro bianco e bicolore.

Originariamente previsto per una tiratura di 1.000 unità, il modello ref. 5402 fu prodotto in 6.050 unità, vendute tra il 1972 e il 2002.

Modelli derivati dal 5402: 4187 (1979); 4276 (1981).

Altre varianti Royal Oak “Jumbo” con data
: 14802 (1992), 15002 (1996), 15202 (2000), 15128 (2003), 15201 (2011), 15205 (2015), 16202 (2022).

 

Vediamo nello specifico i numeri di produzione.

Tra il 1972 e il 1976, il Royal Oak 5402 fu l’unico Royal Oak prodotto da Audemars Piguet, disponibile in un unico materiale e con un unico quadrante. In questi soli quattro anni, questo modello lasciò il segno nel mondo dell’Alta Orologeria prima di essere lanciato, a partire dal 1976, in una delle collezioni più prolifiche della storia dell’orologeria.


Il 5402ST rimase in catalogo per 15 anni.

Numero totale di orologi venduti: 4.288 .


Seriale A: n° A1–A1999. Vendite totali 1.937 orologi. 490 (1972), 543 (1973), 614 (1974), 243 (1975), 7 (1976), 13 (1977), 4 (1978), 6 (1979), 10 (1980), 2 (1981), 2 (1982), 1 (1983), 1 (1984), 1 (1989)
Numerazione: 1–2000
Seriale B: n° B1001–B2000. Vendite totali: 845 orologi. 228 (1975), 569 (1976), 23 (1977), 3 (1978), 7 (1979), 7 (1980), 4 (1981), 1 (1986), 1 (1987), 1 (1992), 1 (1993)
Numerazione: 1000–2000
Seriale C: n° C1001–1973. Vendite totali: 952 orologi. 10 (1976), 459 (1977), 234 (1978), 223 (1979), 15 (1980), 5 (1981), 4 (1982), 1 (1984), 1 (1987)
Numerazione: 1000–2000
Seriale D: n. D1000–1410 Vendite totali: 404 orologi. 1 (1978), 15 (1979), 129 (1980), 87 (1981), 70 (1982), 53 (1983), 20 (1984), 10 (1985), 6 (1986), 5 (1987), 7 (1988), 1 (1989)
Numerazione: 1000–1500
Senza piccolo numero di cassa: Vendite totali: 129 orologi. 1 (1974), 120 (1975), 5 (1977), 1 (1979), 1 (1989), 1 (1994)
Senza lettere: vendite totali: 21 orologi. 5 (1988), 10 (1989), 6 (1990)

Nel 1972, l’introduzione del Royal Oak da parte di Audemars Piguet rappresentò una rivoluzione nel sistema di numerazione degli orologi adottato dalla compagnia fin dalla sua fondazione, quasi un secolo prima. Con l’emergere di questo modello, fu introdotto un nuovo schema di numerazione, paragonabile a quello utilizzato per le edizioni limitate, dove un “numero piccolo” veniva assegnato a ogni pezzo del Royal Oak, enfatizzando la sua esclusività e rarità. Inizialmente, furono introdotte le serie A, B, C e D per il modello 5402ST, ma questo sistema fu abbandonato nel 1976 a favore di una numerazione che non faceva più uso delle lettere, un metodo che rimase in uso fino agli inizi degli anni 2010.

Prima della comparsa del Royal Oak, Audemars Piguet seguiva un metodo tradizionale per la numerazione dei suoi orologi, marcando ogni pezzo con uno o più numeri unici incisi sul movimento e sulla cassa, che venivano poi meticolosamente registrati nei registri aziendali. Questo sistema garantiva l’identificabilità e l’autenticità a lungo termine di ogni orologio, consentendo la possibilità di un restauro fedele alle condizioni originali. Considerando la longevità progettata degli orologi meccanici, che possono funzionare per decenni o secoli, l’importanza di un sistema di numerazione preciso è indiscutibile.

Nel dettaglio, ogni movimento era dotato di un “numero di movimento” unico, assegnato in sequenza fin dal XIX secolo, che aveva raggiunto il numero 115.000 entro il 1970. Questo numero era accessibile solo agli orologiai, poiché visibile solamente aprendo la cassa dell’orologio per esaminare il meccanismo interno.

Analogamente, le casse degli orologi erano contrassegnate da un numero univoco, solitamente inciso sul retro, con una sequenza iniziata nel 1951 dal numero 1, che aveva superato il 60.000 entro il 1970. Dopo aver raggiunto il 100.000 nel 1975, la numerazione fu riavviata da B1 fino a B99999, circa nel 1986, e successivamente con la serie C da C1 a C99999, e così via.

Ogni orologio era inoltre identificato da un numero di modello specifico e conteneva un meccanismo individuato da un numero di calibro unico. Questi numeri, destinati principalmente agli orologiai o ai rivenditori, erano spesso sconosciuti ai proprietari degli orologi e acquisivano significato solo quando confrontati con gli archivi e i registri corrispondenti di Audemars Piguet.

Il Royal Oak si affermò nonostante il suo alto prezzo, l’uso di materiali innovativi e le dimensioni non convenzionali, registrando vendite sorprendenti con quasi 1.000 pezzi venduti solo un anno dopo il suo lancio. Questo successo portò Georges Golay, all’epoca direttore di Audemars Piguet, ad aumentare la produzione fino a 2.000 unità. Nonostante alcune incongruenze nella numerazione, la serie A finì per includere 1.937 orologi Royal Oak venduti tra il 1972 e il 1989.

Alla fine del 1974, emersero dubbi sul futuro di questo singolare e innovativo modello. Mentre si attendeva una decisione definitiva, 129 orologi Royal Oak 5402ST senza “numero piccolo” furono prodotti e distribuiti, con il 90% di questi venduti tra gennaio e settembre del 1975. Successivamente, fu avviata la produzione della serie B, che utilizzava i numeri da B1000 a B2000. Non è chiaro perché i numeri da 1 a 1.000 non furono utilizzati per la serie B, ma si ipotizza che Golay volesse riservare i numeri inferiori a 1.000 esclusivamente per la serie A. Il 21 marzo 1975, il primo orologio della serie B fu spedito da Le Brassus con il numero B1044, destinato all’isola di Guam. Tra il 1975 e il 1993, furono venduti in totale 845 orologi della serie B.

Il 1 dicembre 1976 fu la data di inizio per la serie C del Royal Oak, con la produzione di 952 pezzi, numerati da C1000 a C2000, che continuarono ad essere venduti fino al 1987. Fu poi la volta della serie D, che contò 404 esemplari distribuiti tra il 1977 e il 1989. La variante finale si rivelò estremamente rara: tra il 1988 e il 1990, solo 21 orologi Royal Oak 5402ST furono prodotti con un “numero piccolo”, proseguendo la numerazione dei modelli 5402SA ma senza aggiunta di lettere, concludendo così la storia della numerazione del primo Royal Oak in acciaio.

Il Seriale A (grazie a mstanga che ha pubblicato il testo seguente nel suo volume “Audemars Piguet Royal Oak 5402)
Per comprendere meglio la complessità e la singolarità nella numerazione della ref. 5402 con seriale A, ricorriamo a quanto scrive Marco “mstanga”, riconosciuto come uno dei più attenti e autorevoli conoscitori di questo modello.
“Ci siamo accorti osservando ed analizzando 30-40 esemplari di ref. 5402ST che a fronte della numerazione esterna del fondello, corrisponde una numerazione interna dello stesso che segue regole precise: le ultime tre cifre del numero indicato sul fondello esterno, vengono ripetute nel fondello interno con un prefisso che varia ad intervalli determinati, nel caso di numero composto da meno di 3 cifre (esempio A89) viene aggiunto uno zero.”
Questa la tabella dei prefissi:
Seriali A da 1 a 9: 6700
Seriali A da 10 a 99: 670
Seriali A da 100 a 1.000: 67
Seriali A da 1.000 a 2.000: 80
Seriali B da 1.001 a 2.000: 99
Seriali C da 1.001 a 2.000 B3
Seriali D da 1.001 a ?: B28 e B29

Si può stabilire l’epoca di produzione del modello 5402 attraverso il suo “numero piccolo”?

Spesso, sia i collezionisti, sia gli operatori di case d’aste o semplicemente gli appassionati, cercano di inferire la data di commercializzazione di un orologio basandosi sul numero piccolo inciso sul case. Purtroppo, similmente ai numeri di movimento e ai numeri grandi incisi sul case, i numeri piccoli non forniscono un metodo affidabile per datare con precisione un orologio, in quanto la distribuzione degli orologi non seguiva un ordine sequenziale. Per esempio, il Royal Oak 5402ST con numero di serie A859 è stato venduto due anni dopo il modello con numero di serie A860.
Ciononostante, a parte rare eccezioni, l’analisi dei registri aziendali rivela che il numero piccolo può generalmente contribuire a circoscrivere l’orologio a un determinato arco temporale.

1972-1986. Questo è il lasso di tempo approssimativo per la datazione del Royal Oak 5402 in base al numero piccolo del case. Una stima approssimativa della data della prima vendita del Royal Oak 5402 può essere ipotizzata grazie al numero piccolo inciso sul retro del case. Tuttavia, la data precisa può essere verificata soltanto attraverso un esame dettagliato dell’orologio, condotto dal reparto Patrimonio di Audemars Piguet.

5402ST

A1-A500 1972-1973

 

A500-A1000 1972-1974

A1000-A1500 1973-1975

A1500-A2000 1974-1976

Senza numero 1974-1976

B1000-B1500 1975-1977

B1500-B2000 1975-1977

C1000-C1500 1976-1978

C1500-C2000 1978-1980

D1000-D1500 1979-1985

5402BA

1-500 1977-1980

 

500-1000 1980-1986

5402SA

1-500 1977-1980

 

500-1000 1979-1983

5402 a.C

1-150 1977-1981

 

Numeri e loro significati speciali

Spesso, i numeri assumono un valore simbolico. Così, quando nel XX secolo furono introdotti i numeri di serie minori sui quadranti, numerosi acquirenti richiesero di poter acquistare modelli con numeri corrispondenti a date significative nelle loro vite, come l’anno di nascita o la fondazione di un’impresa, e così via.

Si narra che i primi orologi Royal Oak 5402ST fossero stati assegnati secondo una particolare logica: i numeri pari andarono all’agente italiano Carlo de Marchi, mentre quelli dispari all’agente svizzero Charles Bauty. Questa distribuzione viene effettivamente confermata dagli archivi, che però precisano come non fosse una regola fissa e che tale sistema non fosse applicato oltre il numero A100. Circolano diverse storie sul Royal Oak 5401ST numero A1.

Si dice che fosse stato consegnato a Emanuele di Savoia, ma i documenti d’archivio rivelano il cognome Fradkoff, che verosimilmente si riferisce a Serge Fradkoff di Harry Winston. Per quanto concerne lo Scià di Persia, gli archivi indicano che acquistò il primo Royal Oak in oro bianco, marcato con il numero 101. Un altro dettaglio che alcuni collezionisti hanno osservato è che le ultime tre cifre del numero maggiore sul case corrispondono spesso al numero minore per la maggior parte delle serie A, B e C, un fatto confermato dagli studi sui registri.

Fine del sistema alfanumerico

Nel 1976, con il lancio del primo Royal Oak femminile, il modello 8638, si sollevò nuovamente la questione della numerazione. Sebbene il metodo alfanumerico utilizzato per il modello 5402ST avesse svolto bene il suo compito commerciale, rivelò i suoi limiti.

Perché la serie B doveva iniziare da 1000?

Perché limitare la produzione a soli 500 orologi per la serie D?

Fino a quale lettera poteva continuare questo sistema?

Questo senza contare la confusione tra la B nel numero maggiore e la B nel numero minore (vedi sezione successiva). Per semplificare, la lettera fu eliminata.

Da quel punto in poi, ogni nuovo modello Royal Oak avrebbe avuto un numero minore che iniziava da 1, incrementando progressivamente con ogni diverso materiale e per tutta la durata di produzione del modello. Quindi, ad esempio, il modello 4100 lanciato nel 1977 aveva tre varianti con il numero 1: una in acciaio, una in oro e una bicolore.

Il nuovo sistema fu applicato anche al Modello 5402 nel 1977, quando Audemars Piguet decise di introdurre varianti in oro. Il primo 5402BA in oro giallo – con il numero minore 4 e il numero maggiore B12753 – fu spedito dalla Svizzera al Giappone l’8 giugno 1977. La variante BA fu venduta in 736 esemplari tra il 1977 e il 1990, coprendo i numeri da 1 a 745.

La variante in acciaio e oro 5402SA fu prodotta in 876 unità (dal numero 1 al 951) e la versione più rara in oro bianco esaurì tutti i numeri della serie, da 1 a 150, un caso piuttosto insolito. 1972–1993. Vendite delle versioni in oro e bicolore del Royal Oak 5402. Prima del 1977, solo un Royal Oak in oro era stato messo in vendita per lo Scià dell’Iran.

Quasi in contemporanea furono introdotte le varianti in oro giallo (BA), bicolore (SA, che combinava acciaio e oro giallo) e oro bianco (BC). La loro produzione rallentò agli inizi degli anni ’80, in concomitanza con l’introduzione di modelli di dimensioni più contenute come il 8638 (29 mm), il 4100 (35 mm), seguito dal 4332 (36 mm), e così via.

 

Il debutto del Royal Oak

Nel 1972, l’introduzione del Royal Oak di Audemars Piguet sollevò questioni significative riguardo al valore percepito di questi nuovi orologi. Era in programma la produzione di 1.000 pezzi identici, una quantità mai realizzata precedentemente a Le Brassus. In un periodo in cui i clienti di Audemars Piguet erano abituati a pezzi singoli o a piccole serie, come si poteva mantenere una sensazione di esclusività con mille orologi uguali?

La situazione si complicava ulteriormente dal fatto che il Royal Oak era in acciaio, un materiale considerato meno nobile, ma la sua cassa era di una complessità tale da costare quanto l’oro. Altri orologi in acciaio dell’epoca, come l’Oyster, il Seamaster o il Speedmaster, venivano prodotti in decine di migliaia e venduti a un prezzo nettamente inferiore. Georges Golay, allora direttore dell’azienda, trovò una soluzione brillante e semplice.

Decise di nascondere il “numero di cassa grande” all’interno dell’orologio, riservandolo all’attenzione degli orologiai, e di incidere invece un numero di serie sul retro di ogni Royal Oak 5402, partendo da 1 e aumentando progressivamente. Questo numero assicurava al proprietario la certezza di avere un pezzo unico e che la produzione fosse limitata. Questo diede origine al “numero di cassa piccolo”, noto anche come “numero di Royal Oak”. Il seriale B La prima apparizione di numeri alti che iniziano con la lettera B nei registri avvenne tra il 1976 e il 1977, quasi in concomitanza con la prima serie Royal Oak B.

Questa coincidenza ha potuto generare confusione tra i collezionisti. Pertanto, è utile fare chiarezza qui. Con “serie B” del Modello 5402ST si intende un Royal Oak originale in acciaio con un piccolo numero esterno inciso sotto il nome Royal Oak, situato tra B1000 e B2000. Sarebbe errato considerare un orologio con un numero di cassa grande (interno) che inizia con la lettera B come appartenente alla serie B. Ad esempio, un modello 5402ST, parte della collezione Heritage di Audemars Piguet, con il piccolo numero C1709 e venduto nel 1979, ha un numero di cassa grande B3709, ma appartiene alla serie C. Questa confusione si è a volte estesa anche ai modelli in oro giallo.

La maggior parte dei 5402BA hanno numeri di cassa grandi che iniziano con B. Tuttavia, secondo gli standard riconosciuti nel mondo dei musei e dei collezionisti, questi non sono considerati della serie B. I piccoli numeri delle varianti in metallo prezioso non presentano lettere. Ad esempio, il Royal Oak 5402BA n. 27, venduto nel giugno 1977, ha un numero di cassa grande B14661 inciso all’interno, ma non è della serie B, bensì il 5402BA n. 27 – questo perché le lettere erano state rimosse dal numero piccolo prima della produzione del primo modello 5402 in oro.

Evoluzione del sistema di numerazione

Il sistema del “numero di cassa piccolo”, o “numero piccolo Royal Oak”, è stato introdotto nel 1972 per accrescere il prestigio del nuovo modello. Questo sistema ha accompagnato l’incremento della produzione, che è passata da centinaia a migliaia di orologi identici, operando come una serie limitata ma senza una soglia massima definita, sfruttando il fatto che le quantità prodotte da Audemars Piguet sono tradizionalmente limitate.

Dall’inizio degli anni ’90, questo sistema è stato utilizzato anche per le edizioni limitate, specificando la tiratura (ad esempio , XX/75 per un’edizione di 75 pezzi). Nel 1976, il sistema alfanumerico in uso per il 5402ST fu sostituito con un metodo di numerazione più diretto. Sebbene questo sistema fosse adatto al momento della creazione della collezione Royal Oak, divenne inadeguato con l’introduzione di numerose varianti del Royal Oak negli anni ’80.

L’identificazione dei modelli divenne difficile senza aprire la cassa per controllare il numero grande, e quindi il sistema dovette evolvere ancora. Verso il 1990, il numero grande della cassa tornò ad essere inciso all’esterno, accanto al numero piccolo, e con l’introduzione dei fondelli a vista, il numero piccolo fu spostato nella parte superiore del fondello. Per i collezionisti, vale la pena notare che esistono eccezioni alla regola che i numeri piccoli dei modelli realizzati in materiali diversi iniziano con 1. In alcuni casi, per creare una serie Royal Oak con piccole modifiche, ad esempio incastonata di gemme e derivata da un modello principale prodotto in centinaia di unità, gli orologiai hanno utilizzato casse già numerate per la serie principale. Questo ha portato ad avere orologi con numeri piccoli che superano il totale della produzione del modello.

Ad esempio, il Modello 5402BA, prodotto in 736 esemplari, è stato utilizzato per la variante gemmata Royal Oak 4187BA, con alcune casse numerate come 420, 519, o addirittura 637, nonostante negli archivi Audemars Piguet siano documentati solo 9 esemplari di questa variante. Pratiche simili si osservano anche per altre varianti diverse da quelle gemmate. Nella seconda metà degli anni 2010, il sistema è stato completamente rinnovato.

Il numero piccolo Royal Oak è stato eliminato e i numeri di movimento, insieme ai numeri grandi della cassa, sono diventati casuali e alfanumerici. Questo nuovo sistema priva i numeri del loro valore temporale o quantitativo, con lo scopo di diminuire il rischio di contraffazioni. Per accedere alle informazioni di autenticazione sono necessari strumenti informatici avanzati, riducendo così i registri scritti a un ruolo simbolico e segnando un nuovo capitolo nella storia di Audemars Piguet.

Circa 1971. Scheda tecnica di Stern per il primo quadrante 5402. Il quadrante originale è incollato su un cartoncino che ne dettaglia le caratteristiche tecniche. Vengono specificati il ​​nome Bleu Nuit ("blu notte") e "N50" che sta per Nuage 50 ("nuvola 50"). Il termine T21 Tapisserie si riferisce al motivo guilloché. Archivi Audemars Piguet. Foto © Audemars Piguet Heritage, inv. 365.

Il design del quadrante del Modello 5402 è un esempio magistrale dell’integrazione armonica di due figure geometriche essenziali: il cerchio e il quadrato. Questa fusione non è solo una questione di estetica, ma porta con sé significati più profondi, giocando sul contrasto tra la linearità e la curvatura, la rigidità e la fluidità, simboleggiando così una coesistenza tra la rigida disciplina e una più adattabile flessibilità. La componente circolare è enfatizzata dalla presenza di dodici indici applicati che, insieme agli indici dei minuti, delineano il perimetro del quadrante. Questi sono ulteriormente arricchiti da una miriade di diamanti minuti, incastonati in una serie di cerchi concentrici che catturano e riflettono la luce in modo straordinario.

Parallelamente, la geometria quadrata trova espressione in un intricato schema di centinaia di piccole piramidi appiattite, disposte in una precisa configurazione a scacchiera. Queste piramidi sono intersecate da linee orizzontali e verticali, evocative delle vie urbane, che conferiscono al quadrante una struttura geometrica distintiva. L’asse centrale del quadrante, marcato dal doppio indice a mezzogiorno e dal monogramma AP alle sei, enfatizza la verticalità, mentre l’orizzontalità è sottolineata dalla firma AUDEMARS PIGUET, accompagnata dalla dicitura AUTOMATIC e dalla presenza di un oblò per la data posizionato alle tre. Questo elemento introduce un’asimmetria calibrata che, paradossalmente, contribuisce all’equilibrio estetico del quadrante, riflettendo la nozione che la bellezza armonica risieda spesso in una lieve irregolarità.

Questa raffinata composizione geometrica acquista ulteriore significato quando considerata in relazione alla struttura sfaccettata della cassa del Royal Oak, che anch’essa gioca con le forme geometriche. La lunetta presenta un disegno ottagonale smussato, mentre la cassa monoblocco adotta la forma di un tonneau. Questa interazione tra cassa e quadrante non solo contribuisce a un’estetica complessiva coerente ma amplifica anche la capacità dell’orologio di catturare e riflettere la luce, creando un dinamico gioco di riflessi attraverso la sovrapposizione di diverse geometrie.

L’origine del design del quadrante si colloca in un contesto di fortuita serendipità, quando la ditta Stern di Ginevra, erede di antiche macchine guilloché, propose al designer Gérald Genta di impiegarle per forgiare l’aspetto del futuro Royal Oak. Questa collaborazione portò alla scelta di un particolare design e alla decisione di adottare un trattamento galvanico per la colorazione del quadrante. Con la chiusura di Stern Créations nel 2016 e la successiva distribuzione di una parte del suo archivio ai clienti storici, Audemars Piguet si trovò in possesso di un tesoro documentale che comprendeva dettagli preziosi sul primo quadrante del Royal Oak, tra cui il motivo “Tapisserie T21”, il colore “Bleu Nuit 1 + N50”, e le specifiche tecniche degli indici e del monogramma AP.

Il motivo “Tapisserie T21”, o Petite Tapisserie, è caratterizzato da un disegno che, sebbene ispirato al tradizionale Clous de Paris, si distingue per la sua unicità e finezza, contribuendo a definire l’identità visiva della collezione Royal Oak fin dal 1976. Con il tempo, questo motivo ha subito evoluzioni e variazioni, inclusa l’introduzione di una versione più grande, la Grande Tapisserie, ma è stata la Petite Tapisserie a fare il suo ritorno trionfale nel 2012, in occasione del quarantesimo anniversario del Royal Oak, confermando la sua posizione iconica all’interno della collezione.

Credits: la documentazione originaria è di apchronicles 

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